sabato 22 agosto 2015

Per le vene varicose in arrivo il laser a diodi meno invasivo

prof. Carlo Spartera
Capillari, venuzze, gonfiori e varici ci ricordano che troppo spesso trascuriamo la salute delle gambe. Non ci sono calze e pantaloni a proteggere gli inestetismi dagli sguardi indiscreti e il caldo e l’esposizione al sole non migliorano di certo la situazione.

Se pensate di rimandare la soluzione del problema, sbagliate. Perché i disturbi della circolazione tendono a progredire e a ‘farsi sentire’: gonfiore, irrequietezza, difficoltà a dormire, sino al dolore intenso sono le ‘bandiere rosse’ che sventolano e gridano come l’insufficienza venosa cronica sia in agguato. Secondo le più recenti stime si tratta di una condizione che colpisce il
25% delle donne ma che non risparmia i maschi con una incidenza del 15%, situazione che peggiora con l’età, interessando il 50% degli over 50.

“In presenza di segni quali: senso di peso, gonfiore e capillari evidenti  la prima cosa da fare è un ecodoppler, indagine non invasiva che consiste nella misurazione del grado di insufficienza venosa presente, ossia quella condizione per cui le minuscole valvole presenti all’interno dei vasi non riescono a pompare verso l’alto il sangue e la localizzazione precisa dei punti di  reflusso” spiega il Professor Carlo Spartera, Responsabile del Reparto di Chirurgia Vascolare della casa di cura Villa Valeria di Roma

 “L’intervento prevede una minuscola incisione all’interno della quale si fa passare una sottilissima sonda che emette il raggio laser, il cui operato viene seguito dall’esterno tramite monitor grazie al costante controllo di un eco-doppler” prosegue il Professor Spartera. “Il laser agisce sulla parete interna della vena, colpendo selettivamente alcune proteine che la compongono e ‘chiudendola’ quasi fosse sigillata. Un approccio conservativo rispetto al tradizionale approccio di rimozione della safena e delle sue collaterali. Si tratta di un intervento che dura tra i 30 e i 45 minuti con anestesia locoregionale e sedazione per il massimo comfort del paziente. Le percentuali di successo sono impensabili con le tecniche tradizionali e raggiungono il 90-95% con una percentuale di recidive del 5%.   <Ascolta la puntata>

Testo di Roberta Maresci - Il Tempo

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