sabato 20 febbraio 2016

Quale ginnastica fa bene al cervello?

«Lavora sodo, divertiti un sacco», dicono gli americani. Ma la filosofia del work hard potrebbe non essere sempre l’ideale. Non quando il lavoro è quello che si fa in palestra, e non se i potenziali benefici che andiamo a misurare sono quelli cerebrali. Che l’esercizio fisico possa essere utile a mantenere in forma non solo il corpo ma anche la mente non è una novità, ma ora uno studio pubblicato sulJournal of Physiology suggerisce che alcuni tipi di allenamento potrebbero essere più efficaci di altri nello stimolare la produzione di cellule nervose e contrastare (si spera) l’invecchiamento del cervello. Il running sarebbe molto meglio del training a intervalli, che comunque è meglio del sollevamento pesi. La maggior parte dei nostri neuroni è stata prodotta quando eravamo ancora nel grembo materno. La proliferazione nel cervello fetale, in effetti, è talmente esuberante che la metà dei neuroni viene eliminata ancor prima del primo vagito. La selezione continua con il passare degli anni, anche se a un ritmo rallentato e parzialmente compensata dalla produzione di cellule nuove.


Questa “neurogenesi adulta” riguarda in particolare una regione importante per apprendimento e memoria: l’ippocampo. Iniettando nel modello animale una sostanza che marca le cellule di nuova produzione è possibile monitorare il fenomeno. Miriam Nokia dell’Università di Jyväskylä e i suoi colleghi finlandesi e americani lo hanno fatto, utilizzando dei ratti sottoposti a sessioni di ginnastica differenti. Alcuni sono stati tenuti a correre liberamente usando le classiche ruote (l’equivalente del running). Altri hanno fatto un lavoro di resistenza, arrampicandosi su una parete con un piccolo carico attaccato alla coda (un esercizio che può essere paragonato al sollevamento pesi). Altri ancora sono stati posti su un tapis roulant che alternava fasi di sprint e di passeggio (una simulazione dell’interval training che va tanto di moda e avvicenda fasi ad alta intensità e fasi di recupero). Un ultimo gruppo ha potuto svolgere una vita sedentaria, fungendo da controllo.

Dopo 6-8 settimane i ricercatori hanno esaminato il cervello di tutti gli esemplari, scoprendo che i ratti dediti alla pesistica avevano più muscoli ma non più neuroni rispetto ai ratti a riposo. L’ippocampo dei runner, invece, mostrava segni di neurogenesi tanto più intensa quanta maggiore era stata la distanza percorsa, e comunque decisamente superiore a quella del gruppo del training a intervalli. L’ipotesi è che una regolare attività di corsa sia ottimale per stimolare il rilascio di un fattore neurotrofico detto Bdnf, mentre lo stress degli allenamenti intensi e anaerobici potrebbe contrastare la neurogenesi nell’ippocampo. Il consiglio che l’esperta di fitness del New York Times, Gretchen Reynolds, rivolge a chi è solito praticare la pesistica o gli intervalli è il seguente: proseguite pure, ma aggiungete di tanto in tanto una corsa o una pedalata se oltre alla tonicità e alla circolazione volete pensare anche alla salute del cervello.

(fonte: Corriere della Sera)

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