martedì 15 novembre 2016

Tumore gastrico, 13 mila casi nel 2016. Primo obiettivo non cadere in mani sbagliate

Quasi 13mila nuovi casi di carcinoma gastrico sono attesi nel 2016 in Italia e attualmente questa patologia figura al sesto posto in ordine di incidenza sia tra gli uomini sia tra le donne(4% di tutti i tumori negli uomini e 4% nelle donne). Quasi 73 mila persone (il 55% di sesso maschile) vivono in Italia con una diagnosi di carcinoma gastrico. Alla luce di questi e vista la necessità di esortare Istituzioni e comunità scientifica sull’importanza di una diagnosi precoce e dei trattamenti clinici più avanzati che l’Associazione “Vivere senza stomaco si può” ha organizzato a Roma, il 4 novembre, il 1° Convegno nazionale sul tema “Tumore gastrico: una sfida da vincere insieme” al quale partecipano clinici, studiosi, rappresentanti delle istituzioni tra cui Ministero della Salute e Regione Lazio e, naturalmente, pazienti e familiari per testimoniare la propria esperienza di malattia.

L’Associazione, con sede a Ferrara e unica sul territorio nazionale, è nata nel 2013 e si rivolge a chi ha subito una gastrectomia totale o parziale per cancro, ai parenti, ai familiari e agli amici delle persone colpite da tumore allo stomaco cercando di dare risposta agli innumerevoli problemi che vengono quotidianamente evidenziati.
Tra i temi più sentiti del convegno il rischio che i pazienti in cura abbandonino le terapie di elezione e in particolare la chemioterapia, a volte suggestionati da invenzioni pseudoscientifiche che purtroppo trovano eco anche sui media di larghissima diffusione. Un rischio fortissimo denunciato con forza sia dai rappresentanti dell’Associazione sia dai clinici presenti all’incontro: “Abbiamo riscontrato che circa il 50% dei pazienti è molto attratto da approcci di cura diversi da quelli convenzionali, cerca attivamente informazioni e da alcune osservazioni abbiamo l’impressione che sia circa il 20% possa abbandonare la chemioterapia per intraprendere percorsi alternativi” ha sottolineato allarmataClaudia Santangelo, Presidente dell’Associazione “Putroppo il tumore allo stomaco non offre moltissime possibilità di sopravvivenza, specialmente se non curato adeguatamente. E’ quindi estremamente importante poter contare su una diagnosi precoce, sulla possibilità di essere presi in carico in centri di eccellenza (dove trovare seri professionisti specializzati nel trattare di tumore allo stomaco: chirurghi, oncologi, nutrizionisti, psiconcologi) e sull’avere accesso alle cure farmacologiche più adeguate”.
Stiamo assistendo ad un fenomeno che ci preoccupa molto perché i metodi non convenzionali non hanno a che vedere con la lotta al cancro… Ho paura di perdere amici ammalati che potrebbero invece avere speranze di vita”.
In una situazione di vita già così difficile, rendersi conto che uno dei pochi strumenti che si ha a disposizione, come la  moderna chemioterapia, che oggi, prevedendo l’associazione di più farmaci, riesce a dare risultati molti significativi rispetto al passato, non venga utilizzato mi lascia senza fiato. Per questo è indispensabile ritrovare o trovare una sana alleanza e fiducia con il proprio medico curante”.
La malattia rende più fragili ed è umano che si possa cadere in mani sbagliate -ha spiegato in tal senso Carmine Pinto, presidente Aiom, l’associazione che riunisce gli oncologi e direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS- Arcispedale S.Maria Nuova di Reggio Emilia. Se da un lato per legge non si può imporre ad un  paziente maggiorenne e capace di intendere e di volere di sottoporsi a una determinata cura se non vuole, il ruolo dell’oncologo diventa basilare per evitare queste situazioni, o perlomeno per limitarne i danni. Sta a lui, infatti, instaurare un rapporto di comunicazione e fiducia con il paziente, ascoltarlo e discutere insieme i pro e i contro delle diverse terapie. Perché se il malato si sente ascoltato nei suoi bisogni e anche paure, comprende il perché della terapia che viene proposta così come eventuali cambi di cura “in corsa”.

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