sabato 20 agosto 2016

Una partita lunga tre secondi

Ultimi due giorni di Rio 2016 e ultimi due aneddoti da raccontarvi per Olimpia Racconta. Oggi abbiamo deciso di raccontarvi della storica partita di basket tra gli Stati Uniti d’America e l’ Unione Sovietica, una partita giocata alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.
Siamo nel 1972, la strategia della coppia Nixon-Kissinger porta gli Stati Uniti ad uno storico riavvicinamento alla Cina comunista e, di conseguenza, ad un deciso periodo di “distensione” con l’Unione Sovietica, che condurrà all’importante firma del trattato per la limitazione degli armamenti “strategici”.

Una distensione che sembra svanire sul campo di basket di Monaco di Baviera dove, il 9 settembre 1972, si contendono il titolo olimpico proprio le due superpotenze mondiali: Stati Uniti e Russia. Con inizio ad un’ora insolita (23.45) si apprestano a dar vita ad una partita destinata ad entrare nella storia.
Da un lato i funamboli statunitensi che questa volta, causa regolamento, non possono schierare giocatori professionisti e che sin dal 1936, anno in cui il basket fu ammesso nel programma olimpico, non hanno mai fallito l’appuntamento con l’oro olimpico: 63 partite vinte senza nessuna sconfitta.
Dall’altro i tenaci sovietici che questa volta partono col favore dei pronostici.
I giocatori sono tutti in campo, la partita inizia e sin da subito sembra non tradire le aspettative; i due rivali sembrano equivalersi, tanto che il primo tempo si chiude sul 26 a 21 per i sovietici. Nella ripresa la musica non cambia; a tre secondi dalla fine, sul 49-48 per l’Unione Sovietica, due tiri liberi per gli States portano gli americani sul 50-49. La gara sembra non avere storia, ma nel basket tre secondi sono un’eternità.

A tutto ciò si aggiunge l’imponderabile: alla ripresa del gioco, il CT sovietico Kondrashin entra in campo, protestando per la mancata concessione del time-out da lui richiesto. Il fischio dell’arbitro per quella infrazione si sovrappone a quello della sirena; gli americani esultano, credendo che la gara sia finita.
Un cronometrista fa notare che il fischio dell’arbitro era arrivato a un secondo dalla fine; William Jones – segretario della Fiba – decide, senza averne il titolo, che in realtà i secondi da giocare sono 3. Nel caos generale si riprende a giocare, la sirena suona e di nuovo gli americani esultano… a vuoto. La partita infatti non è finita; il timer era rimasto settato su 1 secondo, si riparte ma stavolta col cronometro settato sui 3 secondi. Da fondo campo Ivan Edesceko lancia la palla verso l’area statunitense, Belov, approfittando di un maldestro scontro aereo tra due giocatori americani, realizza sul filo di lana il canestro che sancisce il sorpasso sovietico: 51-50 ed oro per la Russia.
Fabrizio Silvestri – Giovanni Fenu

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